La crisi dei mutui subprime si allarga all' economia reale

La crisi dei mutui subprime si allarga all' economia reale

Il collasso dei mutui subprime ha lasciato segni evidenti sul mercato e la crisi non sembra più destinata a rientrare nell' immediato. Le Borse internazionali, ad eccezione di quelle asiatiche, sono state investite pesantemente dall' effetto subprime e, dal 19 luglio scorso, hanno avviato una pesante fase di correzione. La crisi dei subprime ha infatti generato una crisi di liquidità che ha coinvolto "in primis" numerosi istitui di credito americani ma anche ben note realtà creditizie europee come la banca tedesca IKB e l' inglese Northern Rock.

Le Banche Centrali hanno affrontato il problema della mancanza di liquidità sul mercato innescata dalla crisi dei mutui subprime aprendo i volani e aumentando considerevolmente la massa monetaria in circolazione. Banche e Istituti di Credito, come era lecito attendersi, sono stati i principali beneficiari di queste massicce operazioni di rifinanziamento.

L' effetto è stato quello di assopire nell' immediato i timori di una crisi generalizzata ma, più che rassicurarsi, i mercati sembrano essersi spaventati interpretando le operazioni di rifinanziamento come un segnale di debolezza del sistema finanziario. Nel frattempo gli ultimi dati congiunturali dell' economia USA non sono certo d' aiuto e mostrano che la principale economia occidentale sembra essersi presa una pausa di riflessione. Se prima gli analisti puntavano ad una crescita del 3% per l' economia americana nel 2008, ora le nuove proiezioni la danno ferma al 2%. Non male si potrebbe dire, ma rivedere la crescita di un punto percentuale non è cosa da poco. E tra gli analisti c' è chi già parla non di un semplice rallentamento ma dell' inizio di una fase di recessione.

Di fronte ai dati congiunturali USA non entusiasmanti, Bernanke, attuale presidente della FED, non ci ha pensato su due volte e nella riunione del 18 settembre ha tagliato i tassi sui Fed Funds di ben 50 basis point portandoli dal 5,25% al 4,75%. Il governatore della FED vuole evitare a tutti i costi la recessione e ha optato per una soluzione drastica mettendo fine al lungo ciclo di rialzo dei tassi iniziato nel 2003.

Tra le principali fonti di preoccupazione per l' economia americana c' è il forte ridimensionamento del prezzo degli immobili. Il calo dei prezzi è solo all' inizio e, per ora, non sembra destinato a rientrare nell' immediato. Questo fa si che i cittadini d' oltreoceano, dove è prassi comune dare gli immobili di proprietà in garanzia per ottenere prestiti e finanziamenti dalle banche, si sentano meno ricchi e tirino la cinghia: la caduta libera del mercato immobiliare a stelle e strisce rischia quindi di innescare un calo generalizzato dei consumi interni americani.

A questi vanno poi aggiunti quanti, e non sono in pochi, già da tempo si trovano in difficoltà nel ripagare il debito contratto con le banche: gli ultimi dati ufficiali ci dicono che i mutui di tipo "subprime" e "Alt-A", ossia i mutui concessi dalle banche a soggetti privi di forti credenziali, sono stati pari a circa il 20% del totale dei prestiti erogati dalle banche a stelle e strisce nel 2006. Una fetta di mercato del credito più che considerevole ed equivalente ad un giro di affari di 665 miliardi di dollari. Sebbene le erogazioni di mutui di tipo subprime siano rallentate considerevolmente dopo lo scoppio della crisi, il danno ormai è fatto, anche grazie alla complicità delle banche che con una furbesca operazione di finanza creativa hanno rivenduto sul mercato questi crediti inesigibili.

La decisione di tagliare i tassi presa dal governatore della FED Bernanke lascia pochi dubbi sul fatto che la crisi dei mutui subprime si stia allargando all' economia reale. Si tratta ora di capire quale strada imboccherà l' economia americana. Per ora non si può escludere nessuna ipotesi: da una semplice fase di correzione ad una di vera e propria recessione.

Autore: Italia Risparmio - Fonte originale: Italia Risparmio.
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